TESTIMONE di come vivere il Concilio Pubblichiamo di seguito le parole che mons. Giulio Sanguineti, Vescovo di Brescia e amico di monsignor Bastogi, ha generosamente acconsentito ad inviarci quale ricordo del Vicario Generale della Diocesi di Chiavari, scomparso lo scorso giugno
«Credo che sia giusto innanzi tutto ringraziare il Signore per aver donato alla Chiesa di Chiavari Mons. Alfredo Bastogi. Fu un servo fedele, fidato e prudente e per questo è doveroso additarlo al clero diocesano come singolare esempio di zelo e di passione pastorale. Non potremo certamente dimenticare di lui le elette doti spirituali e intellettuali, la vita virtuosa e semplice, la carica positiva, la determinazione per il bene, la sollecitudine per rispondere alle necessità pastorali, la sincera devozione ai suoi Vescovi e la capacita di amicizia. Ora, nella dimora dei beati, il suo ruolo è eternamente fissato non soltanto nel contemplare il volto di Dio, ma anche nel pregare per tutti noi». Alberto Maria Careggio, Vescovo
Il 23 aprile scorso, quando ho salutato don Alfredo all'Ospedale di Lavagna. non prevedevo che fosse l'ultimo nostro incontro. Dio aveva qualcosa da chiedere a questo prezioso sacerdote, e qualcosa che subito, almeno da me, non fu vista, ma che don Alfredo sentiva: io tendevo a concludere presto l'incontro perché tale era l'indicazione dei medici, e lui avrebbe voluto prolungarlo. Forse presagiva che non ci saremmo più incontrati. Con don Alfredo ho condiviso un lungo periodo di vita insieme, in una collaborazione veramente fraterna, con tre vescovi: con Mons. Marchesani nel suo ultimo servizio dal '60 al '66, con mons, Maverna per tutto il tempo del suo servizio pastorale nella diocesi di Chiavari, con mons. Ferrari fino all'80. L'amicizia non si è mai interrotta, seppure in questi ultimi ventidue anni, per il mio allontanamento dalla diocesi di Chiavari, è stata meno alimentata. Don Alfredo mi ha dato testimonianza e lezione del come vivere il tempo nuovo del Concilio e post Concilio. Ha insegnato a giovani e adulti come apprendere e coniugare spiritualità e cultura, educazione intellettuale e responsabilità ecclesiale. I fermenti nuovi del post Concilio alimentavano stati d'animo e istanze critiche: alcuni andavano troppo in fretta, altri tendevano a frenare. Don Alfredo risultava un esperto mediatore, anche quando poteva sembrare troppo conciliante. Non solo io ma tanti ricordiamo lo stile del suo dire, nelle omelie e nelle relazioni: parlava ragionando con pacatezza, presentando il Vangelo e la dottrina della Chiesa dentro il moto della storia degli uomini. Lui sapeva discernere gli elementi caduchi e quelli permanenti dentro il fluire del tempo. Soprattutto sapeva dire il significato immutabile della Parola di Dio. Il suo pensiero si faceva tanto intelligibile poiché partiva da un umano molto ricco e vicino alle persone. È stato un preparatore. seppure inconsapevole, di quel nuovo tempo che la Chiesa chiavarese ha vissuto, e vive, mediante la formazione permanente del clero, con l'iniziativa, ormai più che trentennale, della scuola del clero e mediante l'avvicinamento della teologia ai laici con la scuola di teologia per loro. Il suo modo di guardare i fatti di ogni giorno, quelli inerenti la diocesi e le nostre comunità, come anche gli avvenimenti della storia, era sempre fiducioso e aperto alla speranza: era frutto di una formazione a quel discernimento dei segni dei tempi che. ci avevano insegnato i Padri Conciliari. Ci ha insegnato a saper stare con gli adulti e con i giovani: a questi ultimi veniva incontro aiutandoli a scoprire la fede dentro i fatti, e così guidava la loro esistenza, non soltanto li consolava. Il suo stare in confessionale per celebrare il sacramento della Penitenza ed accompagnare spiritualmente le persone è un capitolo nascosto ma eloquente del suo vivere da prete. L'ho sempre ritenuto un confessore e un direttore spirituale né severo né indulgente, ma guida sicura e sapiente verso le scelte decisive della vita inerenti la vocazione, gli studi, il matrimonio, la professione. Anche il suo normale atteggiamento appariva significativo della persona disposta all'ascolto, al consiglio, all'aiuto, figura di vero prete pronto a dare tutto a tutti in ogni ora e circostanza, riservando per sé quei tempi indispensabili per la preghiera e lo studia. Tutti ebbero da lui suggerimenti, consigli, giudizi, molti anche amicizia. Non ha voluto far fatica nemmeno a dire basta alla sua giornata terrena: come il camminare nel mondo non gli ha tolto il raccoglimento, così non ha fatto fatica a terminare la corsa. Dal Signore ha avuto il dono di iniziare il tratto finale della sua vita durante i giorni della Passione, la Settimana Santa. La Madonna gli è stata madre manifesta fino in fondo: gli ha donato di morire durante la novena della Sua festa e di essere salutato con la Messa Esequiale nell'immediata vigilia delle feste di luglio. Non è certamente un caso che i due misteri di amore che nella vita don Alfredo ha insegnato, Gesù e la sua Madre, si siano congiunti nell'offerta suprema. + Giulio Sanguineti
Ieri i funerali del vicario generale della diocesi
I vescovi concelebranti: Alberto Tanasini, Giulio Sanguineti, Daniele Ferrari e Alberto Maria Careggio
Chiavari, Cattedrale stracolma ieri pomeriggio per le esequie di monsignor Alfredo Bastogi, vicario generale della diocesi, morto venerdì notte a 78 anni. La funzione è stata concelebrata da quattro vescovi: il titolare della diocesi Alberto Maria Careggio, il vescovo emerito Daniele Ferrari, il vescovo ausiliare di Genova Alberto Tanasini e il vescovo di Brescia, Giulio Sanguineti, lavagnese di Santa Giulia, già vicario generate a Chiavari. In cattedrale era largamente rappresentata anche la società civile: con i gonfaloni dei Comuni di Chiavari, Lavagna e Rapallo c'erano, tra gli altri, sindaci Sergio Poggi, Gabriella Mondello. Giovanni Vernengo. il vicesindaco di Coreglia Elio Cuneo (Coreglia è il Comune nel cui territorio ricade la parrocchia di Canevale, della quale monsignor Bastagi era pastore), Umberto Ricci per il Comune di Rapallo e tante altre autorità. Monsignor Careggio ha messo in luce tre aspetti importanti nella vita sacerdotale di Alfredo Bastogi: la pastorale parrocchiale, della famiglia e l'impegno ecumenico. Ma, soprattutto, l'aspetto dell'umiltà e della fedeltà al suo mandato. Il vescovo ha ricordato come, al raggiungimento dei 75 anni, in ossequio al diritto canonico monsignor Bastogi avesse rassegnato le dimissioni da vicario generale, e di come altrettanto umilmente avesse accettata l'invito a rimanere al proprio posto. La sua sostituzione non sarà semplice. ha inoltre accennato Alberto Maria Careggio, affermando che don Bastogi è stato un esempio per tutto il clero diocesano: «è vissuto nella Chiesa e per la Chiesa di Chiavari: l'ha amata con magistrale equilibrio». Prima della conclusione, ha preso la parola monsignor Daniele Ferrari. il vescovo che nominò don Bastogi vicario e quindi suo primo collaboratore. «Grazie per l'umile pazienza verso il vescovo, grazie per l'affetto verso ogni confratello., ha detto il vescovo merito, suscitando l'applauso spontaneo e commosso dei presenti. R. Pet.
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