Vent’anni di vita, vent’anni di impegno costante, spesso nell’ombra e nella riservatezza. L’impegno di un movimento laicale vocazionale della chiesa cattolica che ha dimensioni internazionali. È il Serra Club, i cui componenti si assumono la responsabilità di realizzare, in genuina amicizia e con reciproco aiuto, la propria personale vocazione cristiana al servizio. In modo particolare, poi, operano per favorire e sostenere le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa consacrata. Per festeggiare questa lunga attività, il Serra Club Tigullio, presieduto da Francesco Baratta, ha voluto organizzare ieri un momento di riflessione. Un convegno per interrogarsi, un confronto che si è aperto ieri mattina, alla Società Economica, con un tentativo di rispondere a una domanda profonda: “Come l’uomo di oggi cerca ancora un senso per la vita?”. Una riflessione che, partendo da una dettagliata analisi della società attuale, ha proposto la figura del sacerdote, testimone del Vangelo, tra grandi speranze e nuovi paganesimi. L’appuntamento è stato promosso in collaborazione con l’Unione Cattolica Stampa Italiana e Teleradiopace. «Oggi siamo molto sollecitati e bombardati da stimoli, da riflessi diversi, per cui la nostra vita diventa più complicata di un tempo – ha spiegato Francesco Baratta – In molti campi non riusciamo ad avere idee chiare e su molte questioni della vita non riusciamo ad avere precisi orientamenti. Una delle istanze che vengono poste alla Chiesa è proprio quella di aiutare nel discernimento delle situazioni sociali, culturali, familiari, ma soprattutto personali». All’incontro chiavarese hanno partecipato il vescovo diocesano, monsignor Alberto Maria Careggio; Luca Diotallevi, docente di sociologia della religione all’Università Roma Tre; padre Berardo Novelli, direttore dell’Antoniano di Bologna; Giovanni Novelli, presidente mondiale del Serra International; monsignor Alfredo Bastogi, vicario generale della diocesi di Chiavari; don Pino De Bernardis, direttore dell’ufficio della Conferenza episcopale ligure per l’educazione, la scuola e l’università. Il convegno è servito ad approfondire il giudizio sulla portata dei processi sociali in atto oggi (globalizzazione, povertà, missione della solidarietà) visti come circostanze della vita che sfidano continuamente l’esperienza cristiana. P. Cav.
CHIAVARI Il Serra Club Tigullio ha celebrato il ventennale della propria costituzione con un convegno sul tema "Come l'uomo di oggi cerca ancora un senso per la vita". L'iniziativa si è svolta sabato scorso presso la sala Ghio Schiffini della Società Economica di Chiavari. Nel corso dell'incontro, organizzato in collaborazione con la sezione ligure dell'Ucid (Unione cattolica stampa Italiana) e Teleradiopace, è stata proposta una riflessione che, partendo da una dettagliata analisi della società attuale, ha presentato la figura del "sacerdote, testimone del Vangelo, tra grandi speranze e nuovi paganesimi. «Oggi siamo molto sollecitati e bombardati da stimoli, da riflessi diversi, per cui la nostra vita diventa più complicata di un tempo - spiega Francesco Baratta, presidente chiavarese del Serra Club - in molti campi non riusciamo ad avere precisi orientamenti, Una delle istanze che vengono poste alla Chiesa è proprio quella di aiutare nel discernimento delle situazioni sociali, culturali, familiari, ma soprattutto personali». All'incontro, moderato da Alberto Viazzi, giornalista di Teleradiopace, hanno partecipato studiosi e uomini di Chiesa: Luca Diotallevi, docente di sociologia della religione all'Università di Roma Tre, padre Berardo Novelli, direttore dell'Antoniano di Bologna; Giovanni Novelli, presidente mondiale del Serra International; monsignor Alfredo Bastogi, vicario generale della diocesi di Chiavati; don Pino De Bernardis, direttore dell'ufficio della Conferenza episcopale ligure per l'educazione, la scuola e l’università. «Per imbastire il convegno siamo partiti dal presupposto che non si riesce più a vivere dentro alla dimensione del mistero - aggiunge Baratta - qualche cosa continua a sfuggirci richiamandoci ad altro: siamo troppo terreni. Ci siamo concentrati sulle enormi difficoltà che incontrano i giovani che cercano di capire l'idea della vocazione, dell'uniformarsi a un progetto di Dio cercando di comprendere come si possano recuperare gli aspetti che vanno via via disperdendosi». |