La Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni, che celebreremo il prossimo tre Maggio, ogni anno ci invita a puntare la nostra attenzione su un aspetto particolare dell'esperienza vocazionale, per approfondir lo e farlo nostro. Quest'anno il tema predominante è quello della gioia. Mi ha incuriosito guardare con un po' di attenzione il manifesto che vedremo esposto nelle nostre comunità e che annuncia la Giornata: semplice ed essenziale, comunica però con effetto il suo messaggio. Lo slogan scelto per quest'anno suona così: "Tu sei la mia gioia ... eccomi!" e nel manifesto si staglia, scritto con colori vivaci, sulle note dell'Inno alla Gioia di Beethoven. Ad una semplice lettura l'accostamento è più che immediato e logico e, in effetti, c'è assonanza di significati tra le parole e la musica. C'è, però, qual cosa di più che vorrei sottolineare, senza forzare minimamente il tutto. Mi sono venute alla mente due idee o forse due impressioni che voglio condividere con voi, la prima delle quali potrebbe suonare così: la gioia è un desiderio profondo dell'uomo. Coglievo questo fatto proprio dalla musica stessa: un inno composto per rivelare questa sete ardente di pienezza e di felicità. Non c'è cultura che non faccia trasparire questo anelito e l'arte, di cui la musica è espressione, proprio perché umana è una strada che con immediatezza comunica questa realtà. Ma la gioia non si improvvisa, esige un perché; e così mi è venuto in mente che per noi discepoli di Gesù non c'è che un'unica ragione per essere felici se non quella di scoprire di essere amati. Mi verrebbe da dire che è così per ogni uomo. Solo che tutto questo può suonare bello ma retorico ed allora occorre fare un passo ulteriore: la gioia che mi dà questa certezza dell'amore si lascia Ma la gioia non si improvvisa, esige un perché; e così mi è venuto in mente che per noi discepoli di Gesù non c'è che un'unica ragione per essere felici se non quella di scoprire di essere amati. Mi verrebbe da dire che è così per ogni uomo. Solo che tutto questo può suonare bello ma retorico ed allora occorre fare un passo ulteriore: la gioia che mi dà questa certezza dell'amore si lascia incontrare non in astratto, ma in un'esperienza viva e personale, in un rapporto a due nel quale si rivela l'inatteso di una chiamata e la possibilità di una risposta. La gioia nasce in una relazione, nel contatto con un Tu che chiama. Dio non si stanca mai di chiamare ed il Vangelo è pieno di chiamate, di risposte piene di gioia, ma anche di chiusure e di fallimenti. Quale contrasto tra Zaccheo che, pieno di gioia, scende dall'albero alla voce di Gesù ed il giovane ricco che, invece, se ne va triste. La gioia, quella vera, non è uno scherzo! Esige responsabilità e partecipazione e, soprattutto, conversione. "Tu sei la mia gioia ... eccomi!": quell'esperienza viva e personale di cui dicevo è possibile, oggi come allora e non è un'illusione. La Giornata delle Vocazioni, il suo slogan, con discrezione ma con chiarezza, ce lo ricordano.
XXXV GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI IV DOMENICA DI PASQUA - 3 maggio 1998 "Tu sei la mia gioia... Eccomi!" - PROGRAMMA DIOCESANO
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