Non ho avuto la fortuna di conoscere di persona don Luciano, anche se avendo sentito parlare molto bene di lui in tutti questi anni che ci separano dalla sua prematura scomparsa, è un po' come se lo conoscessi in profondità ed ho la certezza che è stato una figura importante di sacerdote per tante persone. Chi ha avuto la felice opportunità di leggere la pubblicazione relativa agli scritti di don Luciano, si è reso conto della sua fede e del suo amore nei confronti del Signore e dei fratelli. È un piccolo volumetto dal punto di vista editoriale ma straordinario per la profondità delle riflessioni ivi contenute.

Tra le altre espressioni che mi hanno colpito, una per me è assai significativa: "Siate sempre i protagonisti e non fate come chi sta a vedere, chi sta alla finestra, chi va a vedere la partita. Siate sempre e solo in campo. Mai in tribuna, o in gradinata o, peggio ancora, nei posti riservati!".

Il 28 novembre è stata la data di anniversario della sua scomparsa avvenuta nel 1988. In Seminario, come è consuetudine della comunità, abbiamo voluto ricordare don Luciano con la celebrazione della S. Messa in suo suffragio, presieduta da Mons. Daniele Ferrari, vescovo emerito. Erano presenti, oltre i seminaristi, la mamma, la sorella Carla ed Aldo, un amico d'infanzia di don Luciano. È stata una celebrazione semplice, ma intensa e commovente; nell'omelia Mons. Ferrari ha ricordato la figura umana e sacerdotale di don Luciano, mettendone in risalto soprattutto la grande generosità e disponibilità verso tutti.

Proprio riflettendo sulle parole pronunciate dal Vescovo, mi è venuto in mente un'altra espressione tanto cara a don Luciano: "Chi si dona deve dare tutto, altrimenti che senso ha? Non dona, chi riserva poco o tanto di sé". Don Luciano aveva proprio ragione: il sacerdote gratuitamente da, perché gratuitamente ha ricevuto! Don Luciano, grazie per quello che hai fatto per il Seminario, per la Diocesi, per noi tutti e grazie per l'esempio che ci hai offerto. Ci raccomandiamo, don Luciano, alle tue preghiere; dal Paradiso assistici ed aiutavi affinché la nostra salita verso la vetta del sacerdozio, sia sicura e priva di pericoli.

Concludo con le parole di don Luciano: "È il sacerdote che prepara il terreno, come uomo di fede e di speranza. E ciò non nasce dalla paura («Siamo in pochi» «Come faremo senza preti?») o dalla necessità di essere numerosi, ma è l'espressione della stessa spiritualità del prete («Venite con me perché abbiamo trovato il Messia», Gv 1,43).

È il sacerdote che invita a vivere i valori, a mettere Cristo al centro della nostra vita e a Lui far sempre riferimento, a trascendere, ad amare Gesù ed amare come Lui, a lasciarsi «compenetrare». Questo è il terreno. Il prete così convinto, così sicuro della sua vocazione diventa esempio, proposta. Non sono necessarie parole. Il Signore semina, fa crescere, raccoglie".

Sergio